apertura causa di
BEATIFICAZIONE
L’APERTURA UFFICIALE DELL’INCHIESTA DIOCESANA PER LA CAUSA DI BEATIFICAZIONE DEL SERVO DI DIO DIACONO GIAMPAOLO MOLLO
Una festa ed una grande gioia per tutti coloro che lo hanno conosciuto
Lo scorso 5 novembre 2021, si è aperta presso il Vicariato di Roma, nella Sala della Conciliazione di Palazzo Lateranense, l’inchiesta diocesana per la causa di beatificazione del Servo di Dio Diacono Giampaolo Mollo. La pandemia di COVID19 non ha consentito di organizzare, come in passate occasioni per altri Servi di Dio, una celebrazione nella cattedrale di San Giovanni, ma questo non ha diminuito l’importanza e la gioia del momento in coloro che vi hanno partecipato. Erano presenti all’evento, oltre alla famiglia Mollo al completo, coloro che hanno incontrato Giampaolo di persona. Sono quelli che hanno vissuto con lui e gli hanno voluto bene, quelli che da lui sono stati beneficati o aiutati nella conversione a Dio, i suoi amici, alcuni suoi fratelli di comunità, i sacerdoti con i quali ha collaborato, il pastorale della comunità Gesù Risorto all’interno della parrocchia dell’Assunzione di Maria Santissima, con cui ha condiviso la responsabilità a livello locale di questi fratelli ed i membri superstiti della Comunità di Fondazione della Comunità Gesù Risorto del Rinnovamento Carismatico Cattolico, che insieme a Giampaolo hanno dato vita a questa realtà, divenuta, dopo la sua morte, associazione internazionale di fedeli laici diffusa in molte parti del mondo.
Per noi che abbiamo conosciuto Giampaolo e che a lungo siamo stati accanto a lui, per noi che abbiamo condiviso con lui situazioni diverse, che insieme abbiamo riso ed abbiamo pianto, che abbiamo lavorato e servito nella Comunità Gesù Risorto, non si è trattato di una cerimonia formale. Si è trattato della conferma di quanto già avevamo capito nel cuore, alla luce della nostra personale esperienza con lui. Giampaolo è stato davvero uno che ha vissuto davvero e pienamente per il Signore, per il Vangelo e per la Chiesa.
Ed è proprio la Chiesa, che adesso, dopo aver valutato che fatti e circostanze ne indicano l’opportunità, ha deciso di aprire un’inchiesta diocesana, per effettuare una formale e minuziosa ricognizione circa l’eroicità delle virtù cristiane vissute dal Servo di Dio Giampaolo Mollo. Noi che nel Rinnovamento Carismatico ci dichiariamo spesso “allergici” alle cerimonie formali ci siamo ritrovati a gioire profondamente durante quella cui abbiamo presenziato in Vicariato ed a recuperare il senso ed il significato di questa “formalità”, che allude alla forma corretta da seguire affinché qualcosa d’importante (in questo caso, l’inizio della causa di beatificazione e del lavoro d’indagine su Giampaolo) venga intrapreso nel modo migliore e, soprattutto, nella verità e nella giustizia, davanti a Dio ed agli uomini.
È per questo, infatti, che dopo il canto iniziale “Grande è il Signore”, eseguito e accompagnato alla chitarra dagli stessi figli di Giampaolo, il segno della croce e l’augurio della Pace, donato da Mons. Giampiero Palmieri, delegato episcopale e nuovo vescovo di Ascoli Piceno che ha presieduto la sessione, la parola passa al notaio attuario del Vicariato di Roma, il Dr. Marcello Terramani.
Egli dà inizio alla “sessione prima” della causa. Il suo è un compito importante, voluto dalla Chiesa perché ognuno comprenda adeguatamente le varie azioni che vanno a compiersi progressivamente. Il notaio, infatti, rende partecipe il popolo di Dio in sala della procedura ufficiale che deve essere seguita per iniziare i lavori della causa.
Innanzitutto presenta i membri del tribunale che se ne occuperà: Don Emanuele Albanese, delegato episcopale; Don Giorgio Ciucci, promotore di giustizia; lo stesso Dr. Marcello Terramani, notaio attuario (ovvero, incaricato degli atti); il Sig. Francesco Allegrini, notaio aggiunto. Tutti sono stati nominati con decreto del Cardinal Vicario, S. E. Angelo De Donatis. Sono queste le persone per cui ora dobbiamo pregare, affinché, insieme ai testimoni che deporranno dinanzi a questo tribunale, compiano con sincerità di cuore il proprio dovere, assistiti dalla luce dello Spirito Santo! I primi dovranno indagare e giudicare. I secondi dovranno ricordare e raccontare nella verità la propria esperienza di Giampaolo Mollo.
Sono presenti anche il postulatore, l’Avv. Paolo Vilotta, e l’Avv. Cinzia Giordano, che si occupano di promuovere e coordinare la causa di Giampaolo, curandone i relativi atti allo scopo e le deposizioni dei testimoni.
Questo tribunale è un po’ diverso da un tribunale civile, soprattutto perché il promotore di giustizia non è un pubblico accusatore, ovvero colui che deve contestare dei crimini ad un imputato, ma è l’avvocato incaricato dalla Chiesa di accertare se e quanto profondamente siano state vissute dal Servo di Dio Giampaolo le virtù cristiane; e di farlo, magari, anche cercando eventuali falle ed incongruenze nelle deposizioni dei testimoni o nei fatti della sua vita.
Il notaio Terramani introduce poi il Dr. Paolo Vilotta, che si presenta al tribunale per domandare che “si dia legittimamente inizio all’inchiesta diocesana sulla vita, le virtù eroiche, la fama di santità ed i segni del Servo di Dio Giampaolo Mollo, laico, padre di famiglia e diacono permanente della Diocesi di Roma, richiedendo che sia disposto tutto quanto è opportuno a tale scopo” (n.d.r.: testo della procedura). Il Dr. Vilotta ha ricevuto la procura (l’incarico) dalla famiglia Mollo di portare avanti la causa ed ha, pertanto, rivolto istanza al tribunale della Diocesi di Roma, presentando un “supplice libello” (una richiesta scritta) a tale scopo, corredato da vari documenti.
Contrariamente a quanto alcuni possano credere, una causa di questo genere non termina dopo pochi giorni con l’immediata proclamazione della santità della persona che ne è protagonista, ma è preceduta da una lunga indagine, svolta a livello diocesano.
Tale approfondita inchiesta, ove presenti le virtù cristiane in grado eroico e la fama di santità, si conclude con l’eventuale beatificazione ed il permesso di venerare questa persona nelle chiese particolari dei luoghi e dei territori dove ha vissuto. La beatificazione, infatti, è l’atto mediante il quale la Chiesa riconosce che la persona defunta in questione si trova realmente in paradiso e possiede conseguentemente la capacità d’intercedere a favore dei fedeli che la pregano. Mediante la canonizzazione, invece, di cui si occupa il Vaticano stesso, il nuovo santo viene proposto alla venerazione della Chiesa universale, dunque di tutto il mondo.
Il postulatore è una delle figure più importanti nella causa di beatificazione. Egli deve ricercare la verità sul Servo di Dio per il quale si è aperta la causa, affinché possa essere riconosciuta nella sua vita e nelle sue azioni una vera imitazione della vita e delle azioni compiute da Gesù Cristo. A lui è imposto il compito di essere fedele alla verità e di non nascondere proprio nulla riguardo all’esistenza del Servo di Dio.
La sessione va avanti. Vengono espletate le formalità legate all’accettazione degli atti inoltrati, alla dichiarazione della loro legittimità ed autenticità ed alla loro registrazione. Guidati dal notaio Terramani, i membri del tribunale prestano giuramento. Essi sottoscrivono anche l’atto della sessione, accettando l’incarico di componenti del tribunale, già nominati con decreto del Cardinal De Donatis.
A questo punto il promotore di giustizia esibisce i capitoli d’interrogatorio (ovvero i punti importanti su cui sarà richiesto di far luce riguardo alla vita di Giampaolo) ed il postulatore produce l’elenco dei testimoni da interrogare (ovvero di coloro che saranno chiamati a deporre sotto giuramento, su quanto di loro conoscenza circa il Servo di Dio), riservandosi l’opportunità di presentarne altri, oltre a quelli già indicati. É poi il turno del postulatore. Egli giura d’impegnarsi ad adempiere fedelmente l’incarico affidatogli, di non dire o fare nulla che in maniera diretta o indiretta possa offendere la giustizia o la libertà dei testimoni e di mantenere il segreto, al quale sono tenuti tutti coloro che hanno parte in questo processo.
Di seguito i membri del tribunale ammettono (ovvero approvano) i capitoli d’interrogatorio e l’elenco dei testimoni e dispongono che le udienze si tengano presso l’aula del tribunale del Vicariato di Roma o in altro luogo, secondo l’opportunità. Viene stabilito che le udienze si celebreranno tutti i giorni feriali, salvo imprevisti. Il notaio avvertirà man mano i testimoni che dovranno deporre. Intanto redige il verbale di questa sessione e tutti i membri del tribunale lo firmano, insieme al notaio stesso, che infine vi appone il suo sigillo. Comprendiamo, dunque, che la causa è ormai davvero iniziata!
Ed ecco che Mons. Palmieri legge il suo discorso, che però non consiste in complimenti e felicitazioni per i presenti, riguardo alla lieta circostanza. Si tratta, invece, di un compendioso racconto della vita di Giampaolo e di quanto da lui compiuto, illuminato dalla Grazia divina, che lo ha condotto progressivamente ad una piena conversione, fino all’offerta della sua malattia per il bene della Chiesa.
Mons. Palmieri ha sottolineato la presenza del dolore e della solitudine nella vita di Giampaolo fin dall’infanzia. Nato nel 1941, perse il padre all’età di quattro anni. Ciò, tuttavia, non lo infiacchì, ma lo portò a sviluppare una grande sensibilità per la sofferenza altrui. Ha poi evidenziato la sua crescita umana ed intellettuale, che ne fece un brillante professionista. Giampaolo, infatti, divenne un cassiere bancario, incaricato di delicate mansioni all’interno ed all’esterno della banca per la quale lavorava, ed un buon marito e padre di famiglia.
Eppure, nonostante tutti i suoi successi, i numerosi amici, il suo bell’aspetto e la prestanza fisica che sviluppò praticando vari sport, Giampaolo sentiva un grande vuoto interiore. Era spesso irrequieto, cercava la giustizia, ma tendeva sempre ad imporre sugli altri le proprie ragioni. C’era qualcosa che gli mancava ed, in effetti, sia lui che sua moglie Anna avevano una fede piuttosto tiepida e non frequentavano abitualmente la loro parrocchia. All’improvviso tutto cambiò nell’incontro con il Rinnovamento Carismatico Cattolico, attraverso l’ingresso di entrambi nella Comunità Maria.
Da quel momento Giampaolo subì una forte trasformazione interiore e mutò il suo modo di pensare ed agire. Lo Spirito Santo lavorò nella sua anima in profondità e fino a fargli sentire la vocazione al diaconato. Ordinato diacono all’interno del primo nucleo di diaconi dell’era moderna, divenne finalmente tutto di Dio insieme alla sua sposa. Serviva la Chiesa con entusiasmo e si dedicò alla cura della Comunità Maria, prima come responsabile locale e poi nazionale.
Essendo sorti contrasti interni alla stessa Comunità Maria riguardo alla sua conduzione pastorale, Giampaolo reagì. Insieme all’amico e diacono Paolo Serafini ed alle relative consorti, fondò la Comunità Gesù Risorto, per l’evangelizzazione nelle parrocchie ed il sostegno ai bisognosi ed agli ammalati. La Comunità ebbe subito una prodigiosa espansione in Italia ed all’estero, ottenendo anche il riconoscimento ufficiale da parte dei vescovi delle diocesi dove era presente. La Comunità richiese molto impegno personale e spirituale da parte dei suoi fondatori, nell’evangelizzazione e nelle missioni, nella preparazione di convegni, seminari e catechesi, nei rapporti con le gerarchie ecclesiastiche. Fu un periodo di grande lavoro per il Signore e Giampaolo non si tirò mai indietro.
Poi però il Signore lo chiamò ad imitarLo anche sulla strada della croce. Accusati i primi malesseri fisici nel 1991 e ricoverato al Policlinico Gemelli di Roma, fu sostenuto dal suo grande amore per Gesù e desiderò testimoniarlo non solo a chi andava a trovarlo, ma a tutti gli ammalati che lo circondavano. Progressivamente la sua malattia peggiorò e dovette affrontare una nuova e dolorosissima condizione di vita, nella quale continuò a vivere per Dio, senza mai cessare di mostrarlo a chi incontrava e di evangelizzare tutti quelli che lo avvicinavano, proprio attraverso quel suo stato di enorme fragilità fisica, ma totalmente confidente in Dio. Non perse mai la fiducia nel Signore, non si ribellò mai ai terribili dolori che sperimentava. Rese pure una testimonianza nella quale spiegò come visse la resurrezione nella sofferenza. Tutti pregarono per lui ed egli sentì l’amore della sua famiglia, della Comunità e della Chiesa. Fu lui stesso a dichiararlo. Eppure nel suo cuore albergava la convinzione che fosse più importante compiere la volontà di Dio. Gli donò, pertanto, la malattia, le sofferenze e la sua vita per la gloria del Suo Nome.
Giampaolo continuò a svolgere il ministero di diacono e di guida della Comunità e ad essere marito e padre amorevole finché gli fu possibile, mentre il suo corpo si distruggeva. Raggiunse progressivamente una profonda conversione interiore, abbandonandosi in pieno nelle braccia del Padre, come hanno testimoniato le persone che gli furono allora vicine. Dopo circa sette anni di questo doloroso e meraviglioso cammino tutto in salita, arrivò per lui il momento dell’incontro con Gesù, il 1° settembre 1998.
Giampaolo, ha infine sottolineato Mons. Palmieri, era un padre ed un servitore per vocazione, innamorato di Gesù, che ha testimoniato la sua appartenenza a Dio in ogni situazione, nella salute e nella malattia. Pertanto, ha concluso Mons. Palmieri, grande è la gioia per questa sua causa di beatificazione, gioia provata non solo dalla sua famiglia e dalla Comunità Gesù Risorto, ma dalla diocesi di Roma e dalla Comunità del diaconato, che vede riconosciuto Giampaolo, in questa sessione di apertura della causa, dalla Chiesa stessa, come segno molto bello della presenza e dell’azione dello Spirito Santo e della Sua capacità di trasformare i cuori e le persone.
Ed oggi, 5 novembre 2021, proprio nel giorno in cui avremmo celebrato il suo 80° compleanno, la Chiesa ricorda Giampaolo e decide d’intraprendere questa causa che, a Dio piacendo, si concluderà un giorno con la sua beatificazione, allorché la Chiesa stessa proporrà questo padre di famiglia esemplare e diacono permanente come esempio per tutti. Non un modello irraggiungibile, ma un’esistenza che ogni cristiano ha la possibilità d’imitare!
Sono seguiti al discorso di Mons. Palmieri, la recita dell’Angelus ed i ringraziamenti del Presidente della Comunità Gesù Risorto Maria Pasquarelli, che ha nominato uno per uno tutti coloro che sono stati incaricati da S. E. Card. Angelo De Donatis di occuparsi della causa di beatificazione del Servo di Dio, dando lode al Signore con tutto il cuore per questo giorno di gioia per tutta la Diocesi di Roma, che Giampaolo ha servito con amore come diacono permanente, fino all’ultimo istante della sua esistenza, offrendo ogni sofferenza, in suo favore, a Dio.
La riconoscenza personale di Maria Pasquarelli e della Comunità Gesù Risorto del Rinnovamento Carismatico Cattolico è andata poi allo Spirito Santo ed alla Chiesa, per aver paternamente accolto la richiesta di questa causa. Sarà ora la nostra filiale preghiera, ha concluso Maria Pasquarelli, a dover accompagnare questo percorso, affinché lo Spirito Santo sia la luce che illumina il cammino, per la gloria del Signore.
Dopo la benedizione, impartita da Mons. Palmieri, in un tripudio di gioia e di allegria, la sessione si è conclusa con il canto “Meraviglioso sei”, dedicato al Signore Gesù, che non poteva essere più indicato per la circostanza: “Meraviglioso sei, per l’eternità il canto mio sarai. Hai conquistato ogni parte di me, meraviglioso sei.”
Queste parole, infatti, sono quelle che Giampaolo ha gridato spesso a Gesù con la sua voce, durante tutta la sua vita. Sono quelle che ha dichiarato attraverso la testimonianza della sua malattia. Sono quelle che ci ha lasciato come preziosa eredità di figlio di Dio, fratello di Gesù e cristiano innamorato del Signore.
Myriam Ramella